LA RIVOLTA BIANCA 25 ANNI DOPO
"THE CLASH : Aprile 1977 - Aprile 2002"



1.Janie Jones - 2. Remote Control - 3. I'm so bored with the USA - 4. White Riot - 5. Hate & War - 6. What's My Name - 7. Deny - 8. London's Burning - 9. Career Opportunities - 10. Cheat - 11. Protex Blue - 12. Police & Thieves - 13. 48 Hours - 14. Garageland


 

L'8 Aprile 1977 esce "The Clash" , il primo, solido mattone, della casa a diversi piani che i Clash costruiranno nel corso della loro assolutamente unica carriera. Guardato a distanza di tempo, "The Clash" appare un disco intenso, rabbioso, genuino che cela una sorta di doppia personalità. Un disco "bifronte", per usare un'espressione utilizzata per descrivere la politica italiana di inizi 900.
Un lavoro che guarda con decisione alla formula punk dei due minuti e dei quattro accordi sparati in faccia agli ascoltatori e che , contemporaneamente, volge i propri interessi verso soluzioni musicali più mature e costruite ; oltre la rabbia e verso la consapevolezza.
Peraltro "The Clash" , che può essere considerato fra i più maturi album di esordio prodotti dalle punk band inglesi della prima ora , associa alla forza della musica l'impatto dei testi. Crudi, veritieri, espressione di una coscienza sociale inusuale per i gruppi di quel periodo, giovani e meno giovani.
Scriveva, sbilanciandosi alla grande, Tony Parson sul NME " I Clash hanno scritto con estremo realismo la vita inglese di tutti i giorni. La gioventù inglese deve rispecchiarsi in questo disco. The Clash è come uno specchio che riflette tutto, anche la merda, della società inglese, e dice la verità.
Secondo me è il più grande disco di rock'n'roll mai realizzato".


In questo positivo e fondamentale processo di affermazione della propria identità (artistica e politica) la figura di Joe Strummer gioca, almeno a mio parere, un ruolo determinante. Nel periodo "buskers" pre 101'ers e pre Clash, Joe fece alcuni incontri con persone che gli consentirono di maturare una coscienza politica che egli riversò nella musica quando incontrò il punk-rock.

Insomma i Clash suonavano e parlavano in modo "diverso" sin dagli esordi. Anche l'immagine della copertina di "The Clash" era diversa. In particolare il retro della cover raffigura una carica di polizia tratta dagli scontri avvenuti durante il carnevale giamaicano del 1976 a Notting Hill, ed al quale parteciparono anche Strummer e Simonon. E' il tentativo di sconfiggere la frustrazione ed il nichilismo attraverso la lotta e la reazione, anche fisica. Tutto ciò si esprimerà in "White Riot" effimero sogno di "rivolta bianca" che infiammerà i cuori di tutti noi. Ascoltate l'intensità di White Riot. Troverete la disperata ricerca di identità e la voglia di muoversi in prima persona che i Clash hanno cercato di rappresentare.
"Il nero ha un casino di problemi, ma non ci pensa due volte a tirare un mattone
I bianchi vanno a scuola, dove ti insegnano a fare il duro
E tutti fanno quello che gli dicono, e nessuno vuole finire in galera
Rivolta bianca, voglio la rivolta, rivolta bianca, una rivolta in me stesso
Tutto il potere è nelle mani di chi è abbastanza ricco per comprarlo
E intanto noi camminiamo per le strade, troppo sciocchi per metterlo alla prova
E tutti fanno quello che gli si ordina, e nessuno vuole finire in galera
Rivolta bianca, voglio la rivolta, rivolta bianca, una rivolta in me stesso " (White Riot)


Registrato allo Studio 3 della CBS in sole due settimane (nel corso delle registrazioni viene suonata anche una punk-version di "Dancing Shoes", tra i primi classici di Bob Marley) , e nonostante una qualità dell'incisione non eccelsa, "The Clash" balza al numero 12 delle classifiche inglesi, vendendo più di 100.000 copie (in America la Columbia pubblicherà il disco solo nel 1979 con una scaletta completamente diversa , vedi discografia ).
Nel disco troviamo il punk, il rock'n'roll più sporco e slabbrato, ed un primo, ma grandioso, tributo alla musica reggae con la cover di "Police & Thieves" di Junior Murvin.
E' la furiosa Janie Jones che apre le danze, seguita da "Remote Control" l'urlo punk (ma la costruzione del brano ha già uno spessore notevole) contro la repressione; poi "I'm so bored with the Usa" con lo stupendo attacco di chitarra che introduce la critica alla società americana . Detto di "White Riot" (e dopo aver consigliato la visione della versione live contenuta nel film Rude Boy-1980 con Jimmy Pursey degli Sham 69 alla voce ), passiamo al ruvido rock'n'roll di "Hate and War" dove la voce roca di Strummer sul finale in crescendo distrugge il mito anni '60 del "love and peace", a seguire la ricerca d'identità attraverso il punk di "What's my name" (firmato anche dal chitarrista Keith Levine, poi nei P.I.L.), ancora "Deny" con l'espressa difficoltà di relazionarsi con falsi comportamenti , mentre il finale della prima side è occupato da "London's Burning" un piccolo capolavoro, marziale ed irresistibile dove il reggae si insinua fra le pieghe punk.
La seconda facciata si apre con un classico : "Career Opportunities" pura rabbia scaricata contro un mondo del lavoro che annulla la personalità, segue "Cheat" incitamento ad aggirare le regole, poi "Protex Blue" e "48 Hours" un bisogno emozionale da bruciare in fretta. Chiudono il disco le stupende trame della già citata "Police and Thieves" , dove la chitarra in levare di Jones fornisce un assaggio del suo talento di arrangiatore e compositore, e la spontaneità cruda e passionale di "Garageland", uno dei migliori pezzi di "The Clash" (c'è spazio anche per l'armonica), un brano dedicato a tutte le band che sudano e ci provano, in mezzo ad un mucchio di difficoltà: tecniche ed umane. Lasciateli parlare dicono i Clash, lasciate che ci deridano. Noi siamo i migliori, i migliori ragazzi di questo mondo, urliamo dalle cantine tutta la notte e salviamo la nostra identità.


Al termine delle registrazioni lascerà il gruppo Terry Chimes, troppo lontano dal "modo d'essere" della band (di li a breve arriverà Topper Headon), mentre la coppia Jones-Strummer, che firma quasi tutti i brani, si impone per la fortissima personalità.
Chiudiamo con una frase sibillina di Pete Silverton di Sounds :"Credo che i Clash debbano a buon diritto sedersi al tavolo dei Beatles e degli Stones. Se non ti piace "The Clash" non ti piace il R'n'R". Lo stesso Sounds circa un anno prima, in occasione del debutto live dei Clash al Black Swan di Sheffield (4/7/1976), aveva così recensito l'esibizione : "Caotica, senza capo ne coda; con un bassista che non ha la più pallida idea di come si suona uno strumento".
Such is life….

Mauro Zaccuri