INTERVISTA A JOE STRUMMER - "Persa la faccia non puoi avere paura"

(Intervista realizzata da Henning Richter nel 1999 alla vigilia del concerto tenuto a Milano il 4/12/99 - tratta da Kataweb Musica)

Introduzione:

Joe Strummer beve brandy. L'alcool non sembra fargli effetto, se non per l'umore riflessivo che sfoggia. L'ex Clash è in fase di promozione del suo nuovo album "Rock Art and The X-Ray Style". Un lavoro ricco di influenze, ambizioso e rockeggiante come erano gli album dei Clash. Con la sua voce, profonda come carbone in una miniera, chiacchera di politica, musica e droga. Una cosa è certa : dopo tutti questi anni il ragazzo è ancora fuori di testa.

H.R. : Joe, perché ha tenuto un così basso profilo in questi anni ?

Joe Strummer : Pensavo che mi avrebbe reso più saggio, ma non è andata proprio così. Ho semplicemente un paio di indizi in più. Rock Art & The X-Ray Style è il titolo di un libro di archeologia, riferito a quella fase della pittura rupestre che vide l'uomo iniziare a dipingere le ossa all'interno delle figure degli animali. L'ho ripresa perché contiene la verità. Significa penetrare i meccanismi che regolano il corso della vita e del mondo e capire quello che sta per succedere perché è già successo prima tante altre volte.

H.R. : Si chiama buon senso, giusto ?

Joe Strummer : Esattamente e arriva diritto all'essenza.

H.R. : Il suo basso profilo nell'ultimo decennio è in relazione con l'alta esposizione di fine anni 70 ed inizio anni 80 ?

Joe Strummer : Penso di avere avuto la mia dose. Compattata in 5 anni (dal 77 al 82) in cui eravamo al posto giusto nel momento giusto e tutte quelle cazzate. E' stata una cosa ottima tacere per un po'. Mi tocca citare Judy Collins "Ho guardato le nuvole da entrambi i lati, da sopra, da sotto ed ancora in qualche altro modo. Sostituisci fama a nuvole ed eccomi qua. Ma, come per le montagne russe, la parte migliore non è quando sali, è quando arrivi in cima e poi vai giù. La velocità, il botto, arrivi in fondo e non ci stanno cazzi. Persa la faccia, non puoi più avere paura.

H.R. : Come si è reso conto di aver toccato il fondo?

Joe Strummer : E' piuttosto ovvio. Quando qualsiasi giornale ti capiti di leggere ti fa a pezzi, nessuno ti chiama ed i tuoi dischi finiscono nelle offerte. Si, è abbastanza evidente.

H.R. : Non ha avuto presentimenti ?

Joe Strummer : Mi è capitato di autocompatirmi e sperare, per un microsecondo, di essere svedese o bavarese. Lì sono più diretti, affrontano il problema senza perdermi d'animo. Ma forse è il mio carattere, sono troppo sensibile.

H.R. : C'è una frase di George Bernard Shaw : "Un giovane che non sia comunista è disumano, un vecchio che sia ancora comunista è un pazzo".

Joe Strummer : Bella frase. E' come dire "vai verso la tua vera natura, vai verso la natura". Il comunismo è teoria, se lo vuoi mettere in pratica, devi stirarlo a conseguenze disumane. Appena lo capisci, capisci anche che è fottuto. Sono stato contento della fine dei Clash, stavamo andando in quella direzione e quella non è una direzione. Quando sei giovane, come dice Shaw, sei intrippato con le idee ma non hai gli strumenti per seguirle. Pensavo che sarei diventato più riflessivo, più maturo, ma la verità è che voglio distruggere tutto questo (indica la suite dell'hotel) e ricominciare da capo.

H.R. : Vive in campagna ?

Joe Strummer : Trecento miglia ad ovest di Londra, nella contea del sidro. Posto fantastico, gente alla mano. Se stai a Londra, o in qualsiasi altra grande città, la gente se la tira. Non vado a Londra da 15 anni.




H.R. : Che ne pensa dell'utilizzo di brani per la pubblicità, come Should I Stay or Should I Go nello spot della Levi's ?

Joe Strummer : Nei Clash facciamo così. Se hai più o meno scritto quel pezzo puoi decidere cosa farne. Riceviamo una richiesta a settimana e, ogni settimana, democraticamente votiamo. Se raggiunge la maggioranza, quel pezzo viene usato per fare un po' di soldi per tutti. Should I Stay è un pezzo di Mick Jones. Lui insisteva per concederlo ed io sono stato d'accordo perché volevo liberarmi della nostra immagine più ingombrante. Stimo gente come Jello Biafra, che rifiuta tutte le offerte mentre i suoi ex compagni lo odiano e lo trascinano ai processi perché non vuole vendere Holiday in Cambodia alla Levi's. Ma poi penso : chi cazzo ti credi di essere ? Gandhi ? Ammettiamolo, è una questione di soldi. Jello ha scritto la maggior parte dei pezzi dei Dead Kennedys. Chi semplicemente esegue i pezzi, ma non li scrive, non guadagna così bene. I Dead Kennedys oggi stanno come i Clash, dobbiamo pagare il mutuo, crescere i figli. Poi arriva la Levi's e dice "ecco 100.000 mila dollari", e il bassista che ha guadagnato zero in passato vuole i suoi 20 mila per una macchina nuova o per aggiustare il tetto. Io non penso che rovinerebbe la credibilità dei Dead Kennedys. Penso invece che la gente seduta a casa direbbe : "questo è un pezzo fantastico, alza un po' !".

H.R. : La qualità delle sue conoscenze musicali è impressionante. Ha lavorato anche con Brian Setzer .

Joe Strummer : Per due, tre, quattro canzoni. Alcune stanno su un album chiamato Guitar Slinger (Brian Setzer Orchestra, 1996). La più bella è Sammy Davis City. Ascolta questo, è cumbia (accende lo stereo e parte un live di musica latino americana). Non c'entra nulla con la salsa, è stato registrato nel 1964 da un gruppo chiamato Los Coreoles. Dieci anni fa, Jason Mayall, il figlio del Bluesbreaker britannico che scoprì Eric Clapton e Mick Taylor, se ne va in Colombia, torna con questo disco e me lo fa sentire. Fantastico. Cinque anni fa lo faccio ascoltare a Bez degli Happy Mondays e lui fa "Rimettilo!". Ora facciamo cumbia-party giorno e notte. Ho cercato di renderla in Sandpaper Blues dei Mescaleros, ma ancora non ci siamo. E' comunque il primo tentativo occidentale di fare la cumbia.

H.R. : Torniamo a Setzer.

Joe Strummer : E' buffo sai. Setzer è dovuto venire in Inghilterra per diventare famoso. Avevamo un sacco di gruppi di rockabilly, ma tutti copiavano gli americani. Noi la roba vera non l'avevamo mai vista. Vado in questo pub a Londra e, bang, lo vedo. E' così che siamo diventati amici. Ho portato il disco dei Cornershop a Indio, nel deserto, tre ore ad est di Los Angeles, dove vive Brian.
Gli ho detto "dimentica la roba anni '40, senti qui". Abbiamo iniziato a discutere di brutto e, alle 8 di mattina, lui salta sulla sua cadillac e sparisce, in una nube di polvere, verso L.A. Ho iniziato ad urlare "Brian torna" (fa finta di piangere, invece ride). Quella notte abbiamo scritto Sammy Davis City, Ghost Radio e qualche altro pezzo.

H.R. : Le piace il blues ?

Joe Strummer : Il boom del blues in Inghilterra è stato nel 1968. Se non conoscevi Big Bill Bronzy eri fuori. A 16 anni ero in fissa con Bukka White, conoscevo ogni lato di ogni singolo di blues. Sapevo tutto quello che c'è da sapere su Robert Johnson. Così sono arrivato ai 101ers , che facevano rhythm and blues. Ho passato anni negli squat ad ascoltare r'n'b. Il punk rock è arrivato al momento giusto, quando non sapevamo più dove andare, stavamo lì a vegetare con la roba di Chicago cercando di sembrare Muddy Waters . Ho portato tutto questo dentro i Clash. Come usare la voce, come scrivere i testi.

H.R. : Perché ha scelto il nome di una tribù pellerossa ?

Joe Strummer : Stavo guardando questo film di cowboy con William Holden. Lui ed alcune donne si nascondono dietro una roccia mentre gli indiani gli attaccano. William Holden fa "maledizione, dobbiamo uscire dal territorio dei Mescaleros se no ci fanno fuori tutti". Mi ha colpito come un fulmine. Io e Bez abbiamo deciso di fare un sound system e di chiamarlo Mescaleros sound system, ma non ha funzionato. Ho fatto perfino stampare undici magliette con su scritto Mescaleros.

H.R. : Le piacciano i ribelli ?

Joe Strummer : Si. Ma è anche un nome che suona bene, come Last Exit to Brooklyn (Ultima fermata a Brooklyn di Hubert Selby). Boom! Ecco quello che voglio.

H.R. : Il nome c'entra con la messalina ?

Joe Strummer : Certo, mescal è il cactus, la messalina è la sua parte più interessante. Mescal è anche un tipo di tequila. I Mescaleros conoscevano il segreto del divino cactus, bisogna essere iniziati.

H.R. : C'è un libro abbastanza famoso su Don Juany e la messalina, scritto da Carlos Castaneda.

Joe Strummer : Lo conosco. C'è un sapere profondo ed antico in quel libro ma è un po' falso. Sicuramente è stato con gli indiani anche se si è inventato Don Juan. E' molto spiacevole quando parla della radice di datura (è quando corre come fosse un cane, vomitando ed abbaiando).
Non bisognerebbe pazzeggiare con queste cose a meno di non essere uno sciamano.

H.R. : Consiglierebbe le droghe psichedeliche ?

Joe Strummer : Non consiglio droga a nessuno! Come dice Hunter S. Thompson "Ha sempre funzionato per me". Non voglio che nessuno mi copi. Però penso che se Bill Clinton o Tony Blair fumassero DMT una volta l'anno, il mondo funzionerebbe meglio. La DMT è la Santa Regina Madre di tutte le droghe, c'è anche una religione (il culto del Santo Daime), basato su una bevanda a base di ayahuasca. I capi di governo dovrebbero farsi una passeggiata in quell'universo.

H.R. : Ma sembra che ai leader mondiali non interessi la cultura della droga.

Joe Strummer : Stai parlando come se la cultura della droga fosse una Volkswagen. E' molto più importante. Tutti dicono che usiamo solo un decimo del nostro cervello. Bene, io so cosa succede negli altri nove. Ci sono stato e ho dato un'occhiata. La "digestione" mentale di queste esperienze è molto lunga, ma la rivelazione velocissima. Bang. E rieccoti più lucido di quando eri bambino.